MINI, SEI UN FENOMENO

LA NUOVA MINI È UNA CITY CAR MA IN REALTÀ È UN FENOMENO “MULTITASKING” CHE SI MODELLA ALLA PERFEZIONE AGLI STILI DI VITA ED ALLE ESIGENZE DI AUTOMOBILISTI DI UN TRASVERSALE TARGET DI CLIENTI.

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L’AUTO PER TUTTI MA NON PER TUTTI, DEVI POSSEDERE UNA CULTURA MINI.

Chi ha guidato la MINI, dalla originale di Issigonis a quella più moderna di BMW, conosce bene i tanti pregi ed anche quei difettucci che la super cittadina per eccellenza, comunque porta(va) con sè. Per descrivere bene la nuova MINI, la The New Original, basta semplicemente dire che è una MINI, con tutti i pregi della MINI ma senza tutti quei difettucci della MINI. In altre parole, un’automobile perfetta. Sì, perché al fascino intramontabile dello stile creato da Issigonis ora la The New Original somma tutte le caratteristiche di confort, accessibilità tipiche, non di una city-car, bensì di una vera e propria premium. Più prodotto in meno di quattro metri, più prodotto con lo stesso stile e lo stesso fascino creato da Issigonis negli anni ’50.  

Forse perché la Mini, una MK3 celeste – la prima con i finestrini discendenti anziché scorrevoli, in Italia c’era la British Leyland, pensa te! – mi ha accompagnato nel primo giro in città (da solo!) con la patente appena ritirata, quando mi sono messo al volante della The New Original ho “sentito” di guidare una MINI e non un’automobile con il vestito della Mini “rimesso in forma”. 

Una sensazione interessante. In MINI sono stati capaci, tra marketing e prodotto, di creare intorno a questa singolarissima automobile, un mix di heritage, stile retrò, attualità, dalla strumentazione agli accessori per sicurezza della dinamica di marcia, e convivialità.

Una convivialità che con MINI va oltre la stessa MINI, intesa come automobile/prodotto per diventare un fenomeno di costume e di aggregazione sociale nel nome di MINI. Issigonis aveva disegnato un’automobile “dirompente”, una automobile così piccola in contrapposizione con le macchinone di allora. Già questo bastò, per decretarne il successo e farla divenire un’icona, un fenomeno. Poi Mini aveva le prestazioni che le grandi non avevano. Un fascino di grande richiamo tra i ragazzi di allora, sommato all’allure british ed al periodo storico che vedeva importanti mutamenti di costume, che partivano, tra l’altro, proprio dall’Inghilterra. La “swinging” London, dai Beatles a Mary Quant con la minigonna, grandi protagonisti del cambiamento sociale. Anche un’automobile piccola era utile, ieri, per sottolineare la propria diversità nell’ingessata società degli anni ’50, ’60…

Monaco è stata capace di superare Mini con MINI. Per far divenire icona, fenomeno di costume un’automobile, oggi, non è sufficiente la geometria delle dimensioni o il lusso, tantomeno il design dirompente, degli interni. È necessario qualcosa di più: l’unica strada percorribile è il marketing e la comunicazione. Hanno saputo “giocare” con MINI, tant’è che MINI ha battuto Mini. Al di là delle sue dimensioni MINI è diventata un giocattolo in mano all’automobilista. Chi la guida sa di poter guidare un’auto con dei limiti dimensionali e prestazionali ma con infinite possibilità di gioco. Dall’arredo esterno a quello interno, dalla musica a bordo alla connettività estesa. Con MINI giochi sia dall’abitacolo che dallo smartphone che dal computer di casa. Che si tratti di programmare un itinerario o trasferire al sistema audio una compilation costruita con iTunes sul Mac o l’iPad a casa, in ufficio. E’ questa trasversalità onnipresente che ha scritto il successo di MINI. Alla festa di Roma, negli Studios di Via Tiburtina, la “gente”, il popolo di MINI stava lì non perché c’era il lancio del nuovo modello, o non solo per quello, stava lì perché dietro l’elemento di richiamo dato del prodotto quelli del marketing di BMW, sorry, MINI, avevano creato un elemento “catalizzatore” delle masse. MINI era la scusa per incontrarsi, partecipare alla festa, socializzare, rimorchiare, scrivere il proprio nome sul wall costruito per raccogliere le firme e fare selfie. E poter dire, agli amici collegati via FB, magari dall’abitacolo di una MINI in cerca di parcheggio in via Tiburtina, io ci sono, c’ero. Sono stato lì. E diventare, con MINI, protagonista.

Ecco perché MINI batte tutti, nessun’altra auto è così protagonista.

(LR)

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foto credit, Alberto Novelli

 

 




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